Luoghi da film horror: il bunker.

I boschi della Germania settentrionale sono famosi per essere molto belli e unici. A volte meno sanno essere anche molto inquietanti. La storia vi sto per raccontare è ambientata proprio questi posti e mette davvero tensione. La storia è narrata in prima dal protagonista stesso, ecco a voi il suo racconto.

I tubi nel bosco

Ero andato in Germania da un amico. Lui mi aveva già parlato in precedenza di questi boschi bizzarri e di strani tubi che fuoriuscivano dal suolo. Giocavamo spesso in quei luoghi da bambini ma non eravamo mai stati autorizzati ad avvicinarci. Ne stavamo discutendo  già da un po’ quando abbiamo deciso di andare a controllarli.
Dopo aver ritrovato quei tubi dovevamo trovare un ingresso, secondo la logica doveva essere da quelle parti. Infatti non è stato difficile trovarlo.
L’ingresso era coperto da un coperchio in legno, abbiamo dovuto rimuoverlo con un piede di porco.
la serratura della porta era rotta quindi sapevamo che non potevamo rimanere intrappolati, in verità lo speravamo.
All’inizio ma c’erano nient’altro che lunghi e interminabili corridoi come negli ospedali. L’acustica era sconcertante.
Le esplorazioni come questa richiedono molto tempo perciò abbiamo deciso di continuare dritto per non perderci. C’erano dei fori nel muro sulla destra, sembrava essere stato colpito con un martello.
Il corridoio era dritto, in fondo ad esso ci siamo trovati davanti un foro stretto, era pieno di acqua sporca. C’erano comunque diverse vie ancora da percorrere.
Poco più tardi, lungo la seconda strada che abbiamo percorso, abbiamo trovato quello che sembrava essere un ingresso bloccato, coperto di graffiti.
Stavamo camminando lungo questo corridoio che avevamo scoperto e notammo che non era affatto dritto, aveva svariate curve e scendeva sempre di più tendendo a sinistra. C’erano sempre più fuori lungo la parete.
A questo punto entrambi eravamo incerti se proseguire o tornare indietro. I graffiti sui muri dicevano morto o aiuto, sul soffitto c’era il simbolo della pace.
Una grande porta gialla ci si parò davanti. Ci aspettavamo di uscire dall’altra parte, abbiamo trovato molte porte come quella, tutte abbattute con la forza probabilmente da più persone.
Trovammo dei tubi e pensammo che fossero i tubi che fuoriuscivano dal terreno.
Dopo aver camminato tanto, ma davvero tanto, dopo aver superato decine di quelle grandi porte gialle, un altro segno di vita umana apparve proprio di fronte a noi. A questo punto le camere sembravano sempre più degradate. I graffiti dicevano chiaramente cose come “Ciao Satana, ti amo”.
L’odore a questo punto era davvero forte, abbiamo continuato e ci siamo imbattuti in una zona allagata. Abbiamo deciso di fermarci un po’ e scattare alcune foto: sembrava ci fosse una scala in lontananza.
Trovammo una stanza ancora più grande, anch’essa inondata. A questo punto ero letteralmente nel panico. Pensavo ci fosse un uomo accovacciato in una pila metallica e  ho urlato per qualche secondo, il tempo di realizzare che questa era la stanza più grande che avevamo trovato. Era visibile soltanto attraverso piccoli fori sulla parete, così abbiamo preso una telecamera e abbiamo fatto delle foto.
Il portello sottomarino ecco dove ci siamo fermati, subito dopo abbiamo iniziato a correre dirigendoci verso l’uscita in preda a una forse illogica.
Senza dubbio è stata la cosa più inquietante della mia vita.

Conclusioni:

Non sappiamo bene in cosa si siano imbattuti i due giovani nella loro esplorazione, probabilmente si trattava di un banale, per così dire, bunker nazista o qualche altro tipo di installazione di tipo militare sempre risalente alla seconda guerra mondiale. I graffiti lasciano intendere che alcuni vandali siano passati da quelle parti.

Il panico e la paura provate, sebbene infondate, sono del tutto comprensibili, in fin dei conti si trattava pur sempre di un luogo abbandonato e quindi abbastanza inquietante anche solo per il fatto che fosse interrato.